Intervento Terapeutico

Lutto in cure palliative

La fenomenologia del lutto in cure palliative, il modo cioè in cui il lutto si manifesta nei contesti della malattia inguaribile, si caratterizza attraverso la manifestazione di una sofferenza normale, adeguata al dolore che si sta vivendo, connessa alla malattia e al tempo del morire, coerente con la tristezza e il dolore della perdita. Sono le situazioni per cui il dolore della perdita è integrato nel soffrire e nella vita. Sono le situazioni definite di lutto normale per le quali è sufficiente l’intervento di sostegno al lutto attraverso l’attivazione delle competenze e delle abilità relazionali proprie dell’equipe di cure palliative. La fenomenologia del lutto in cure palliative si caratterizza anche per un particolare e specifico indice di criticità. Il procedere e il manifestarsi del lutto può essere critico a motivo della complessità nell’adeguarsi all’ineluttabile cambiamento determinato dalla perdita che sta avvenendo. Rispetto alla persistenza, all’intensità e al cambiamento del positioning, ovvero della posizione relazionale, il lutto critico rappresenta e manifesta una deviazione dalla sua normale espressione, tenuto conto degli aspetti sociali e culturali di ciascuno.

Intervento e processo terapeutico in cure palliative

L ‘intervento terapeutico si caratterizza come un’azione terapeutica che ha precise caratteristiche:

  • è un intervento strategico: ha obiettivi chiari e definiti, pianificati nel qui e ora del setting mentale ed emotivo dello psicologo, che in maniera puntuale interviene con il paziente e/o con il familiare secondo il timing e specifici criteri di appropriatezza;
  • è un intervento che ha una durata puntuale e una funzione di rilettura: prendiamo la definizione di durata puntuale dal mondo della musica che definisce musica puntuale quella tecnica compositiva in cui le singole note acquistano una propria fisicità in termini di durata, altezza, timbro. Per gli psicologi la durata puntuale richiama alle parole puntuali che risuonano nello spazio di un frammento di colloquio, con una forza perturbativa all’interno della cornice semantica contestuale propria di ciascuno;
  • è un intervento che deve essere integrato con il lavoro dell’equipe: è un intervento posto dentro la trama narrativa della unica storia che si osserva e che viene raccontata e vissuta. Il lavoro con la storia dei pazienti e dei familiari è da riconnettere e riporre all’interno del lavoro con l’equipe.


Il processo terapeutico si costruisce a partire dal tempo dell’assistenza e si pone all’interno della cornice della malattia inguaribile e del lutto. L’obiettivo del processo è costruire la possibilità di vedere, per il paziente, il tempo della malattia inguaribile e per il familiare il tempo della malattia e anche il tempo dell’assenza (post mortem) come eventi che si pongono in continuità o discontinuità con la storia personale e relazionale. Il cambiamento nella modalità di guardare la propria vita in seguito alla malattia e alla perdita è il fine percettivo, cognitivo ed emotivo, personale e relazionale che il processo persegue.

Analisi del bisogno psicologico: Colloquio e Strumenti

I punti focali che definiscono il processo terapeutico sono i cambiamenti connessi alla dimensione cognitiva, emotiva e relazionale. Il significato personale attribuito all’inguaribilità della malattia e alla perdita, attiva reazioni, anche sintomatologiche, che possono essere trasformate in significati più coerenti con le nuove condizioni di vita o nuove composizioni relazionali. L’evento morte, esso stesso un processo, pur generando sofferenza, può accelerare i cambiamenti nelle modalità di pensiero, nell’esperire emozioni e nella relazione con se stessi e la vita. Il cambiamento si osserva nell’interfaccia tra l’esperienza immediata, il qui ed ora, la malattia e la morte, e il suo ri-ordinamento esplicito, cioè il significato costruito dal soggetto in relazione alle sue spiegazioni e convinzioni (Guidano V., 2008; 2010; Lambruschi F., 2004; Giannantonio M., Lenzi S., 2009; Helgeson V.S., Zajdel M., 2017).

Il miglioramento dei sintomi psicologici procede in parallelo con il riposizionamento nella fase di vita. Il cambiamento non consiste nella potenziale capacità del soggetto di essere in un certo modo nei confronti del vissuto della perdita o del lutto, ma nell’interiorizzare e quindi concretizzare tale capacità nel suo sentire, pensare ed agire (Bara B., 2007).

Tradotto in pratica

L’intesa tra psicologi, pur essendo sempre una conquista, è oggi un felice punto di arrivo che non azzera le differenze, ma le integra. I casi presentati sono tenuti insieme dall’unico contesto della cronicità complessa, del mondo della fragilità, della malattia inguaribile, delle cure palliative. Dentro qui abbiamo posto parole, richiami a teorie e scuole di pensiero, declinando il meglio di ciascuna all’interno del tempo penultimo, di medio, breve o lunga durata. Una sfida di tempo, di linguaggi, di pensieri, ma anche, perché no, di personalità che si sono incontrate e che si sono certamente scontrate, mantenendo fermo l’obiettivo di costruire una modalità di lavoro.